All’università si incontrano persone giovani, anche molto diverse tra loro.
A volte hanno esami, altre sono sotto pressione ed altre ancora studiano fino alle cinque del mattino per un capitolo troppo difficile che non si sentono di aver preparato abbastanza.
Alcuni di loro, nonostante la vita intensa piena di cose da fare e persone da vedere, gettano uno sguardo intorno, sul mondo, e decidono di partire…Vogliono cambiare il mondo? Si. No. Forse. Non è importante. Ciò che conta è che ci provino.
Tre di queste persone hanno accettato di raccontare attraverso le nostre pagine, il loro viaggio nello Sri Lanka…
p.s. questo non è solo un articolo, ma vuole essere soprattutto un appello ad una maggiore attenzione al resto del mondo, all’altra metà del pianeta: quella che da troppi secoli bussa alla nostra porta presentando ogni anno il conto di milioni di morti per fame, malattie, eccetera. Se quest’anno vuoi fare una sola cosa, allora ascolta questo bussare… Intermittente, continuo, sommesso od esplicito che sia…
Jennifer, Dilani e Luana sono tre ragazze italiane che hanno fatto un viaggio alla scoperta di un mondo “altro”: lo Sri Lanka, un’isoletta appena sotto l’India, chiamata anche Isola di Ceylon o terra del tè.
Ognuna con motivazioni differenti, sono partite all’inizio di marzo di quest’anno, salendo su un aereo ed attraversando il continente con un volo durato dodici ore.
Per Dilani, singalese di nascita cresciuta in Italia, si tratta di un incontro viscerale con la sua terra d’origine, con quei colori, sapori e odori che solamente il luogo che ti ha visto nascere possiede.
Jennifer si sta per laureare all’università di lingue orientali di Venezia e la sua scelta di affrontare un viaggio in un paese così bello, ma anche così duro (squilibrato nel rapporto ricco-povero) è nata principalmente dalla sua grande amicizia con Dilani, con la quale studia e condivide molto da ormai tre anni. In secondo luogo, il desiderio di scoprire, scavare, mettere a nudo le radici del mondo; scoprire perché ci sono bimbi così affamati, famiglie tanto povere: vedere, capire, chiedere, pensare.
Luana ha la passione per i paesi caldi, non ordinari, dove si può incontrare sé stessi e l’altra metà dell’umanità: quella che si accontenta, quella che sorride, quella che con un niente riesce a darti tutto. Quella vera.
Sono state a Myrissa, Gampola, Negombo, Candy.
Villaggi dove ci sono orfanotrofi curati da gruppi religiosi, suore e volontari da tutto il mondo, che cercano di dare una speranza al futuro di Sri Lanka crescendo quelli che saranno il domani di Sri Lanka.
In una particolare uscita, sono rimaste profondamente scosse: “È stato a Negombo – dice Dilani – Siamo andate con un sacchetto di caramelle per i bambini, ma non pensavamo potesse essere una situazione tanto disperata… I ventri rigonfi di quei piccoli, gli occhi tanto espressivi quanto disperati, lo sporco, le mosche, la fame… Eppure si sono messi in fila, ordinatamente, e non sapevano se effettivamente potevano prenderla, quella caramella, o se fosse solo un’altra presa in giro di un destino crudele: quello che ti fa desiderare una cosa e, poi, appena un attimo prima di afferrarla, fa svanire tutto”.
“E poi sono arrivati anche gli adulti e noi abbiamo comprato altre caramelle… Ed un po’ ti chiedi perché tu così ed io colà, perché io sazia e tu affamato, perché io libera di godermi i vent’anni e tu nemmeno libero di arrivare ai 18… Perché?”.
Il loro soggiorno è durato un mese, quattro settimane di cambiamenti interiori e colmo di riflessioni: con sé stesse, con i volontari, con un’altra cultura e con la natura.
Poi l’impatto: il ritorno. I saluti ai bimbi, ai nuovi amici conosciuti sull’isola… E arrivederci, terra del tè, arrivederci terra del sorriso.
Il ritorno in Italia è uno shock: se da un lato il bisogno di rivedere amici e famiglia si fa sentire (e forte, dice Dilani) dall’altro c’è la constatazione di quanto caotiche e stressanti siano le nostre città, di quanto la gente sia preoccupata inutilmente…
Mentre chi muore di fame sorride e aspetta ordinatamente in silenzio una caramella, chi ha tutto sarebbe capace di uccidere per un posto a sedere sull’autobus.
Le soluzioni non sono solo portare via i bambini dal luogo natio – sia chiaro che rispetto ed ammiro l’adozione – ma bensì aiutare con le adozioni a distanza, affinché i bimbi possano crescere, studiare ed essere, un giorno, delle persone capaci di dare una svolta all’eterna guerriglia singalesi-tamil, agli squilibri economici e socio – politici.
Persone che, consapevoli del proprio passato, scriveranno una nuova pagina di storia: per scrivere, però, ci vogliono le penne…
Per adottare a distanza un bambino il costo è di 400 euro all’anno da inviare in una sola volta nel periodo di vostra scelta. Per informazioni 340-9712675 (Dilani)
È importante la continuità dell’adozione perché con quei soldi i bimbi non solo si nutrono e si vestono ma vanno anche a scuola. È possibile seguire a distanza il percorso di studio, comunicare e ricevere fotografie.
Consigliamo di adottare a Negombo, villaggio molto povero dello Sri Lanka.