Come nasce l’esperienza di Valle Aperta?
Fino al 1970 esistevano i manicomi, ovvero come suggerisce il dizionario, ospedali specializzati nella cura dei disturbi mentali, ma il metodo utilizzato per curare il paziente spesso consisteva nel sovradosaggio di psicofarmaci.
Franco Basaglia, uno psichiatra e neurologo italiano, vide che i manicomi non erano la soluzione adatta per aiutare le persone e dunque introdusse un’importante revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia e promosse notevoli trasformazioni nei trattamenti sul territorio. Con questo importante cambiamento la parola manicomio stava lentamente scivolando dal gergo usato dalla persone, lasciando spazio a qualcosa di più famigliare, accogliente, qualcosa che rasserena le persone.
Subito dopo la legge Basaglia i manicomi avevano chiuso definitivamente le porte, ma non era presente nessun servizio sostitutivo, quindi le persone si sono ritrovate a far fronte a questa situazione.
Agli inizi degli anni 80 il frate cappuccino Padre Fabrizio Forti, una persona con una spiccata sensibilità per gli aspetti sociali e per le persone che facevano più fatica a vivere, aveva percepito questa esigenza e decise quindi di aprire le porte in val di Cembra nell’eremo di Piazzo, una vecchia casa semi diroccata in cui vivevano altri 2 frati oltre a lui. Allora un frate molto giovane che nel giro di pochissimo tempo aveva calamitato in quella vecchia casa un posto di condivisione attorno ad un tavolo, un focolare e un buon vino, <<aperta a tutti 24 ore su 24 dove la porta era sempre spalancata>> sottolinea Silvio. Quella casa era diventata la calamita della val di Cembra, un luogo di dove giovani, ragazzi con problemi, famiglie, gruppi di preghiera si riunivano per trascorrere dei momenti di condivisione. Anche Silvio, lanciando un sorriso, ci racconta di alcune giornate che aveva trascorso in quella casa, fra il via e vai di motorini di allora, le risate e i momenti di ascolto.
Quali servizi offre sul territorio?
L’esperienza di Valle Aperta iniziò col trascorrere i fine settimana i gruppi di persone provenienti, inizialmente dalla di Cembra, e successivamente da tutto il Trentino, permettendo alle famiglie dei momenti di sollievo e offrendo alle persone sofferenti un contesto attivo e di svago. Dopo alcuni anni, si sono aggiunti i soggiorni dal sabato alla domenica, <<sono pochi i servizi in Trentino che offrono questa opportunità nel week end>> aggiunge Silvio <<l’alternativa erano ricoveri brevi nei reparti psichiatrici>>.
Nel 92 si è arrivati ad un accordo con la provincia che ha finanziato Valle Aperta residenziale, che consiste in un soggiorno della durata di 15 giorni dove gruppi di 6 / 8 persone trascorrono momenti di terapia con musica, attività all’aperto, giochi, escursioni, pranzi,cene col fine di creare un ambiente famigliare tra ambiente stimolo, relazione stimolo e attività stimolo, tralasciando qualsiasi aspetto ospedaliero.
Quante persone vengono accolte con i vostri servizi?
<<Abbiamo una convenzione con l’azienda sanitaria e ogni anno dobbiamo fare minimo 24 soggiorni di 15 giorni a Valle Aperta dove ci siano dai 6 agli 8 ospiti e inoltre dobbiamo garantire il servizio del fine settimana a gruppi di 8 / 10 ospiti principalmente della val di Cembra, ma anche persone provenienti da fuori provincia. Nell’arco di un anno oltre 150 persone fruiscono dei nostri servizi e una percentuale è anche composta da persone nuove. Un caratteristica particolare è l’invio degli ospiti fatto dai 9 servizi sociali e centri di salute mentale di tutta la provincia, Borgo Valsugana, Pergine, Cavalese, Cles, Riva del Garda, Arco, Tione, Rovereto e Trento>>.
Avete intenzione di espandere l’associazione dal punto di vista territoriale e del personale?
<<2 anni e mezzo fa siamo partiti col progetto Canonica aperta, che rispecchia molto il vecchio eremo di Piazzo, ma le condizioni iniziali della struttura hanno portato via parecchio tempo in lavori, restauri e ovviamente anche spese economiche. I sogni sono tanti per radicare al meglio Valle Aperta in tutto il Trentino, ma come dicevano i nostri nonni: non fare il passo più lungo della gamba. Non vorrei mai che si riduca in una cooperativa di servizi>>.
Avete avuto qualche riconoscimento da autorità o persone per i servizi che svolgete?
<<Abbiamo un ottimo rapporto con i centri di salute mentale e le istituzioni con cui collaboriamo, come la Comunità di Valle, i sindaci e anche con gli amministratori pubblici a livello provinciale. Abbiamo soprattutto un buon riconoscimento in termini umani dagli ospiti e dalle famiglie che trascorrono le giornate con noi e credo sia il ringraziamento migliore>>.
Il messaggio di Valle Aperta ha un’impronta di <<Apertura, accoglienza e calore,
immersi nei colori più intensi e vivi. Il sole nasce ogni giorno prima nel nostro cuore irradiando luce negli altri>>.
Citazione presa dal sito di Valle Aperta