Vaticano e disabili: confusione sulla convenzione ONU

Autori:Redazione

Data: 01/02/09

Rivista: febbraio 2009

Nel leggere sui giornali del rifiuto del Vaticano di firmare le Convenzione sui Diritti delle Persone con disabilità, Prodigio non può che “drizzare le orecchie” e interessarsi. La questione “scotta”: da un lato ci sono i disabili e dall’altra c’è un’istituzione (la Chiesa Cattolica) che rappresenta la Cristianità. Cerchiamo di capirne di più: una convenzione internazionale che prevede, in teoria, notevoli giovamenti per i disabili, viene in qualche modo respinta dalla Chiesa (che d’altronde ha contribuito a stilarla). Perché? Perché il vaticano respinge l’aborto nel modo più assoluto: manca infatti nella convenzione un esplicito divieto e questo, giustamente, preoccupa la Santa Sede. Abbiamo voluto mettere a confronto due punti di vista diversi della questione; prima una parte di una lettera di alcune associazioni di disabili in cui non vengono compresi i motivi della non sottoscrizione; segue inoltre un breve intervento di Ivan Maffeis, direttore del settimanale diocesano “Vita Trentina”.

Perché non condividiamo la scelta della Santa Sede

di Luisella Bosisio Fazzi (Presidente del CND Consiglio Nazionale sulla Disabilità), Pietro V. Barbieri (Presidente della FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Giampiero Griffo (Rappresentante Italiano presso l’EDF European Disability Forum).

Sorprende e sconcerta la posizione espressa dalla Santa Sede di non voler ratificare la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata in dicembre all’ONU. Questa lettera aperta, indirizzata alle maggiori gerarchie ecclesiastiche e a tutti i cittadini, intende far capire quale straordinario strumento di promozione dei diritti umani possa essere la Convenzione e perché sia difficile comprendere le motivazioni della Santa Sede

Abbiamo apprezzato lo spirito costruttivo e attivo con cui la Delegazione della Santa Sede ha partecipato ai negoziati nel Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee), incaricato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di redigere una Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. Ed è proprio per questo che ci rivolgiamo alle massime autorità vaticane con questa lettera aperta, convinti di poter dialogare con chi diffonde il messaggio di Cristo e difende la dignità delle persone più povere e più escluse.

L’approvazione della Convenzione il 13 dicembre 2006 a New York ha significato un sostanziale passo in avanti per i 650 milioni di persone con disabilità che abitano la terra, oltre l’80% dei quali vivono nei Paesi in cerca di sviluppo.

La condizione di disabilità è causa ed effetto di povertà perché le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni e a mancanza di pari opportunità che producono una limitazione alla partecipazione sociale e violano ogni giorno i loro diritti umani.

La visione negativa che la società trasferisce sulle persone con disabilità produce un fortissimo stigma sociale che ha conseguenze in tutti i campi della vita economica, culturale, politica e sociale. Per questo le persone con disabilità rappresentano i più esclusi fra gli esclusi, i più discriminati fra i discriminati, i più poveri tra i poveri.

La Convenzione approvata recentemente dall’ONU interviene per dare dignità e valore alle persone con disabilità e proteggerle dal punto di vista legale da trattamenti che per secoli le hanno relegate ai margini della società, segregate in istituti, escluse dall’accesso a diritti, beni e servizi.

«Questo è uno dei maggiori impegni della Santa Sede», ha affermato durante l’Assemblea Generale dell’ONU di dicembre monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite – che ha anche dichiarato: «La Santa Sede ha ripetutamente chiesto la completa e caritatevole integrazione delle persone con disabilità nella società, convinta che esse siano pienamente possessori di diritti umani inalienabili». La Convenzione vieta infatti trattamenti discriminatori, che hanno impedito e tuttora impediscono di godere di tutti i diritti umani delle altre Convenzioni ONU sulla base dell’eguaglianza rispetto agli altri cittadini. Da qui l’inserimento di una serie di articoli che intervengono a modificare l’approccio tradizionale che relega le persone con disabilità nel campo della salute e dell’assistenza caritatevole. In tal senso si parla dunque di vari diritti contenuti nella convenzione e apparentemente inalienabili, ma spesso violati.

In questo nuovo approccio culturale, le organizzazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari hanno rivendicato il diritto (art.4)che garantisce loro la piena partecipazione alle decisioni che riguardano la loro vita

Proprio dunque partendo dalla consapevolezza di quale straordinario strumento di promozione dei diritti umani sia la Convenzione, abbiamo appreso con sorpresa e con un certo sconcerto la posizione espressa dalla Santa Sede di non voler firmare, il 30 marzo prossimo al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Abbiamo cercato anche di comprendere le motivazioni di questa scelta, ma francamente non ci siamo riusciti. Se la Santa Sede non condivide alcuni commi o addirittura alcuni articoli della Convenzione, lo strumento previsto dalla legislazione internazionale in materia di Convenzioni è quello di esprimere una riserva sul testo che non si vogliono sottoscrivere, ferma restando la firma agli altri articoli.

Perché la Santa Sede pensa di non poter percorrere questa strada? Non condivide l’idea che si debba passare da un modello medico e caritativo della disabilità ad un modello basato sul rispetto dei diritti umani? Eppure papa Giovanni Paolo II ha più volte indicato che la Chiesa appoggia le battaglie per la tutela dei diritti umani in tutto il mondo. È forse preoccupata che la Convenzione possa mettere in crisi il modello caritativo e assistenziale che in Italia e all’estero ha relegato nelle istituzioni totali migliaia di persone con disabilità?Vuole difendere giustamente i diritti alla vita delle persone con disabilità al momento della nascita e si dimentica delle persone con disabilità che vivono discriminazioni, mancanza di pari opportunità, ostacoli e barriere alla piena partecipazione sociale e all’accesso a tutti i diritti di cittadinanza?

Anche noi difendiamo il diritto alla vita delle persone con disabilità – la nostra vita – sapendo che questo diritto è sempre più debole e difficile da difendere, stante l’unica, continua e incessante propaganda dell’«indegnità della vita quando è presente una disabilità».

Addirittura, in riferimento all’art 25 sulla salute – articolo che ha preceduto e causato l’affermazione di non voler procedere alla firma della Convenzione – si può leggere una dichiarazione di approvazione dell’articolo stesso: «Da ultimo, e più importante, rispetto all’articolo 25 sulla salute e, nello specifico, al riferimento riguardante la salute riproduttiva e sessuale, la Santa Sede comprende che l’accesso alla salute riproduttiva è inteso come concetto olistico che non considera l’aborto come una dimensione che gli appartiene. Inoltre, condividiamo l’ampio consenso espresso in questa sede e durante i lavori preparatori, ovvero che questo articolo non crea nuovi diritti internazionali, ma vuole semplicemente assicurare che la disabilità di una persona non sia usata quale base per la negazione di un servizio sanitario».

Ed ecco allora la motivazione al rifiuto della firma: «E tuttavia, anche in presenza di questo intendimento, ci siamo opposti all’inclusione di tale frase in questo articolo, perché in alcuni Paesi i servizi di salute riproduttiva includono l’aborto, negando così l’innato diritto alla vita di ogni essere umano, affermato dall’articolo 10 della Convenzione. È sicuramente tragico che, in tutti i casi in cui una malformazione fetale costituisce una precondizione per l’aborto, la stessa Convenzione creata per proteggere le persone con disabilità da ogni discriminazione nell’esercizio dei loro diritti, possa essere usata per negare il diritto basilare alla vita della persone con disabilità non nate».

Senza voler intervenire sulla sovranità e sull’indipendenza di giudizio di alcuno, né tantomeno della Santa Sede, la lettura della frase incriminata può aiutare a far comprendere il nostro stupore di fronte al rifiuto di firmare.

Leggiamo il capoverso incriminato: «(a) Fornire alle persone con disabilità la stessa gamma, qualità e standard di servizi e programmi sanitari, gratuiti o a costi sostenibili, forniti alle altre persone, compresi i servizi sanitari nell’area sessuale e salute riproduttiva e i programmi di salute pubblica basati sulla popolazione».

Ci auguriamo dunque che questa lettera aperta possa contribuire a far crescere nella consapevolezza dei milioni di cattolici nel mondo e della stessa Curia Vaticana, quanto importante sia questa Convenzione per le persone con disabilità.


Cari amici di Prodigio,

sarebbe più che grave se, dietro la mancata firma del Vaticano alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ci fosse una volontà discriminatoria nei confronti di queste ultime.

Se così fosse, come potrebbe la Chiesa presentarsi nella storia come la comunità dei discepoli di Gesù di Nazareth? Gesù non esitò a scandalizzare le istituzioni – anche e soprattutto quelle religiose – del suo tempo con una scelta ben precisa a favore di quanti vivevano emarginati per la loro condizione di malattia o di povertà.

L’unico dissenso al testo è relativo alla possibilità che un’ imperfezione del feto possa essere una condizione per praticare l’aborto. Per il resto, il Vaticano ha contribuito in modo significativo alla Convenzione; la considera un “passo importante sulle vie delle pari opportunità per i 650 milioni di disabili del mondo, molti dei quali si vedono ancora negare i diritti fondamentali”.

L’amarezza per la mancata firma – che può sembrare un’apparente contraddizione – è compensata dal lavoro del Vaticano e dalla sua stessa insistenza per quella che considera “una necessaria ratifica e implementazione della Convenzione, anche ai fini del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio”.

Ivan Maffeis

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