La scorsa estate l’Alitalia, la compagnia nazionale di volo, mi aveva chiesto come persona non in grado di salire e scendere in modo autonomo la scaletta dell’aereo, di scrivere alcune riflessioni sull’utilizzo di questo mezzo di trasporto da parte di disabili.
Dopo qualche giorno di perplessità ho deciso di accettare l’opportunità offertami di pubblicare sulla rivista dell’azienda il punto di vista di un disabile sui viaggi in aereo. Lo ripropongo qui, accorciato, all’attenzione dei lettori trentini che avranno ben poche occasioni di avere sottomano la rivista dell’Alitalia.
Del resto non si sa mai: secondo notizie di stampa un giorno i Jumbo potrebbero atterrare al Caproni di Matterello!
Se oggi mi soffermo a riguardare la mia vita, potrei pensare che a ventidue anni essa mi abbia giocato un tiro di cattivo gusto: un incidente stradale di quelli che ti bloccano gli arti per sempre e ti inchiodano su una sedia a rotelle. Sofferenze fisiche, smarrimento, il dover prendere atto che nulla sarebbe stato come prima: era proprio mia quella vita?
Potevo lasciarmi andare e diventare anche mentalmente un tutt’uno con la carrozzina oppure potevo reagire cercando di costruirmi una nuova possibilità di vita, trasformando le mie difficoltà quotidiane in porta di speranza per me e per chi mi camminava vicino.
La volontà di riemergere è stata più forte dell’impossibilità di agire come sarebbe stato necessario: mi sono impegnato a testimoniare con tutto me stesso che anche da disabili si può diventare protagonisti attivi della propria esistenza.
Invero ancor oggi molti impedimenti ostacolano questo sforzo e tra questi occupa un posto rilevante la mobilità, intesa come la ricerca di indipendenza per chi, incapace di farlo da sé, deve ugualmente “muoversi” sul territorio in cui opera.
Autobus, pullman treni, taxi sono mezzi di trasporto pubblici destinati a tutti ma, di fatto, il loro uso è negato (o almeno limitato) alle persone con handicap fisico grave come i soggetti costretti sulla carrozzina o quelli con gravi limiti alla deambulazione, anziani in primis.
Questa difficoltà mi ha spinto ad ideare e concretizzare, dodici anni fa, una delle prime cooperative di trasporto per disabili (servizio porta a porta) in Italia.
Percorsi di piccolo cabotaggio, pochi chilometri, troppo pochi in un mondo globalizzato che richiede spostamenti rapidi di migliaia di miglia per necessità o per piacere.
Ecco quindi la necessità di rendere accessibili ai disabili tutti i mezzi i trasporto aereo compreso, mezzo quest’ultimo che rappresenta sicuramente il mezzo di locomozione più moderno ed efficace, adatto a coprire in breve tempo lunghe distanze superando gli inevitabili disagi ed affaticamenti legati ai mezzi alternativi, auto, treno, nave.
Pur limitata a soli due viaggi, Bergamo – Lourdes e Bergamo – Tel Aviv, la mia esperienza di passeggero è stata positiva, sia per l’assistenza a terra sia durante il volo.
L’aereo aiuta a superare anche le barriere psicologiche fra il disabile e il mondo dei normali perché ti fa sentire uguale agli altri: anch’io, persona incapace di spostamenti autonomi, divento capace di raggiungere mete lontane ed impensabili fino a qualche anno fa per chi non era in grado di arrangiarsi.
In generale, “volare” rappresenta per tutti un’eccitante sensazione di libertà: a me che non cammino, ritrovarmi con l’aereo a “volare” materialmente sopra le nuvole ha dato la sensazione di passare sopra le barriere architettoniche e psicologiche che troppo spesso incontro sulla mia strada.
Qualche perplessità da rimarcare riguarda il costo del volo, troppo alto rispetto alla disponibilità economica media dei disabili.
Il loro viaggio infatti non inizia e finisce in fondo alla scaletta dell’aereo ma ha un prima ed un dopo il volo, il disabile cioè va accompagnato per la partenza all’aeroporto e, dopo l’arrivo, alla sua destinazione.
Per questo deve farsi accompagnare da qualcuno, paga cioè due biglietti.
Io proporrei di estendere anche ai disabili fisici il biglietto gratuito per l’accompagnatore, come già adesso avviene per i non vedenti.
Questo risponderebbe ad un criterio di uguaglianza e permetterebbe a molti più disabili di spiccare il volo.