L’iniziativa nasce dalla collaborazione di diverse cooperative sociali del territorio che hanno deciso di aderire al percorso di Anna Rastello e di Enrica Cremonesi. Le due protagoniste hanno intrapreso un cammino attraverso sette capoluoghi del Nord Italia per affrontare assieme il tema del pregiudizio, confrontarsi con realtà diverse ed interrogarsi con più persone sull’individualità e unicità di ognuno di noi.
Tra le varie tappe, tra cui Torino, Trieste, Venezia, Milano, Genova, vi era anche Trento, che ha accolto a braccia aperte l’iniziativa. L’impresa consisteva nel camminare per un giorno intero, e alternarne uno di riposo. Alle ore 18 in piazza Battisti erano presenti in molti ad attendere l’arrivo di Anna ed Enrica, pronti a percorrere con loro una parte del tragitto, un’adesione simbolica all’evento itinerante di forte sensibilizzazione.
Fino alle 22 il percorso si è snodato tra le vie del Centro storico, dove i partecipanti potevano appuntare pensieri e parole raccolte dai punti di “Ristoro dei pensieri”, allestiti in piazza Battisti e via in Belenzani.
Il percorso di Anna ed Enrica è poi proseguito per tutta la notte, fino a Rovereto, per poi fare ritorno a Trento con le prime luci dell’alba.
Sabato nel tardo pomeriggio c’è stato l’incontro pubblico, dove i partecipanti, gli operatori e gli organizzatori si sono potuti confrontare sull’esperienza vissuta, nonché per ringraziare Anna prima per l’importante stimolo ricevuto da lei e dalla sua iniziativa e augurarle buon proseguimento verso le prossime tappe del suo cammino, poi conclusosi il giovedì seguente ad Aosta.
Questo percorso mirava ad aprire gli occhi di chi ancora pensa che le barriere siano solo quelle architettoniche, e non comprende che quelle più difficili da superare sono purtroppo mentali, di una società abituata al “normale”.
La volontà di camminare insieme significa mettersi allo stesso livello con l’altro, ma anche imparare a vedere noi stessi con i suoi occhi, confrontarsi, imparare e insegnare. La condivisione di idee ed esperienze ci permette quindi un approccio diverso nella visione dell’altro, da considerare sempre come un’unicità non etichettabile.