Viaggio all’interno della filosofia A.M.A.

Data: 01/08/07

Rivista: agosto 2007

Parliamo ancora di disagio sociale: l’estate è al culmine e con la stagione calda anche la solitudine si sente di più… Tutti intorno a noi festeggiano perché partono per le vacanze… e chi sta male può avvertire l’arrivo di questa stagione come un ulteriore abbandono.

Abbiamo deciso di trattare la malattia mentale in questo numero per fare in modo che non sia solo l’autunno ad essere considerato la stagione della depressione.

Per l’occasione abbiamo contattato Germano Povoli, socio de “La Panchina”, realtà importante presente sul nostro territorio.

Che cosa è e come è nata la Panchina?

La Panchina è nata nel 1999 su iniziativa di operatori, utenti e famigliari di persone seguite dal servizio di salute mentale di Trento.
Segue persone affette da disagio psichiatrico e psico-sociale e l’ambito principale nel quale opera è quello dell’accoglienza fisica e morale: il tentativo è quello di innescare un processo di crescita attraverso la presa di coscienza non solo della malattia, ma anche delle proprie risorse.

Quali sono le opportunità offerte dall’associazione?

Una grande opportunità data ai soci della panchina è l’attività lavorativa: il lavoro è infatti inteso sia come fattore economico che come mezzo per accrescere la coscienza delle proprie risorse e della possibilità di incidere sulla propria vita.

Che tipo di attività si possono svolgere?

Le nostre attività sono:

  • autolavaggio 6/6 a Gardolo (coordinatore e gruppi di persone con disagio mentale, è aperto a tutti);
  • gestione bar Casa del Sole (per i soci della panchina);
  • progetto notte (soci della panchina passano la notte con gli utenti per non far pesare loro la solitudine);
  • comunali (pulizia lampioni, lavori privati, tinteggiatura, sgombro materiali).

La nostra sede si trova a Trento in Via della Collina e all’ultimo piano dove da un anno e mezzo si fa anche l’accoglienza notturna per le persone che si trovano in una particolare situazione di disagio: senza tetto, sfrattati affetti da disagio mentale, persone con gravi contrasti famigliari e via dicendo. Dopo l’accoglienza inizia un progetto di recupero della persona.
Il giovedì alle 18.00 c’è la riunione dell’automutuoaiuto, nella quale i soci si scambiano le opinioni sulle giornate trascorse e programmano la propria settimana.
Essendo la Panchina un’associazione libera, i soci diventano tali tramite una quota simbolica, eleggendo un direttivo che resta in carica 3 anni e gestisce l’andamento generale.
La Panchina ha fatto suo il principio di parità: non esiste più il grande divario tra utente – paziente e operatore, ma si cerca di trattare tutti i soci in modo paritario. Accoglie anche gli stranieri e non preclude nulla a nessuno, a patto che siano rispettate le norme della convivenza sociale. Esiste, infatti, un codice di condotta che vieta di portare all’interno della struttura sostanze stupefacenti, di assumere comportamenti violenti e così via. Il tutto si basa sul rispetto reciproco.
La Panchina ha sposato la filosofia AMA, il che significa molto sinteticamente: no giudizio o pregiudizio; relazione; no abbandono; fare assieme; persona con disagio risorse e parità di trattamento; persona maggiormente stabile aiuta persona in un dato momento più fragile.
La riunione del giovedì non è una riunione terapeutica, almeno non nel senso che possiamo comunemente intendere: essa infatti cerca di dare maggiore consapevolezza alle persone portatrici di disagio, il che è, in senso lato, di per sé una terapia.
Sottolineatura: la Panchina offre alcune opportunità, ma non può essere sostitutiva della terapia farmacologica.

Il volontariato

Essendo un’associazione libera e alla pari il volontariato viene letto in un’altra chiave, un volontario diviene socio perché si rende conto di dare e ricevere, entrando appieno nella filosofia AMA.
Sarebbe importante che la tecnica AMA non rimanesse chiusa nelle poche associazioni che la mettono in atto, ma divenisse una vera e propria cultura estesa a tutta la società: accoglienza; rispetto; incontri; risorse; persone; comunità.
Si cerca di abbattere lo stigma, la cittadinanza deve accogliere e non giudicare. La missione della Panchina è quella di arrivare a poter incidere sulla società.
In Trentino esistono ancora molti casi di persone che non si curano o famiglie che non curano il disagio mentale per via della vergogna.
Questo accade perché non si considera il disagio mentale come una possibile condizione del vivere umano.
Molte famiglie non hanno più fiducia nella società e chi ne parla ha un grande coraggio.
Tanti giovani frequentano la Panchina in una fascia di età compresa fra i 20 e i 30 anni e si avverte una loro difficoltà di trovare un senso alla giornata.
A giocare un ruolo importante è certamente il rapporto tra infanzia ed adolescenza. I ragazzi sembrano subire il riflesso del mondo contemporaneo e c’è una grande mancanza di figure di riferimento. Si sentono sazi, mangiano di tutto, manca un ideale che li spinga a “giocarsi la vita”.
I giovani spesso hanno paura, diventano catodici, calcizzati, computerizzati. Temono la relazione e insito in questo timore è la paura del giudizio (nonché competenza o incompetenza) dell’altro.
La malattia mentale è una condizione possibile dell’esistenza umana. Un’opera di prevenzione in tal senso può essere:

  • offerta di ideali;
  • figure di riferimento forti (es. Don Milani);
  • coerenza degli adulti
Che cosa è la normalità?

La normalità è data in parte dalla norma sociale, dall’educazione.
È normale per la società lavorare e rendere, studiare e ottenere buoni risultati, non il contrario. La discriminante fra normalità e non è la sofferenza: se una persona soffre è entrata in un circolo che rompe l’equilibrio e si avverte anche se non ne parla.
Si tratta dell’empatia: percepisci che qualcosa non va, che qualcosa si è rotto. Non è normale stare 15 ore al giorno davanti ad un computer e non socializzare.

Quale colore daresti alla malattia mentale?

La malattia mentale la vedo di colore nero, un buco che inghiotte ogni cosa.
Cinque anni fa una persona mi ha detto: “sono entrato nella malattia mentale a 30 anni ed ho perso tutto: non ho famiglia, sono solo. Tutto quello che hai tu io non lo potrò mai avere. La malattia mi ha divorato l’esistenza”.

E l’auto mutuo aiuto?

L’AMA per me è rosso, perché è vita, energia, motore che muove l’esistenza. Somma le energie per tutti, rigenerando tutti. Puntiamo sull’unicità delle persone. Siamo maestri ed alunni nello stesso tempo.

Vorremmo che tu lanciassi un appello alle persone in difficoltà…

Un appello per le persone e le famiglie che si vergognano… Credete comunque nell’altro.
Una realtà che pare essere chiusa a riccio può esprimere solidarietà anche attraverso il silenzio.
Apritevi con chi e come volete, ma liberatevi, non siete soli e la solidarietà c’è anche per sopportare insieme la fatica. Non colpevolizzatevi.

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