Viaggio in Brasile

Data: 01/02/12

Rivista: febbraio 2012

Da molto anni avevo un sogno nel cassetto: fare un’esperienza di volontariato all’estero e finita l’università ho realizzato questo desiderio. Ho deciso di andare in Brasile perché con questo paese ho un forte legame: sono metà brasileira! Sono partita il 9 dicembre 2010 lasciando qui il freddo e le montagne innevate dell’inverno trentino per raggiungere le calde temperature dell’estate brasiliana! Dopo undici ore d’aereo sono atterrata a São Paolo dove c’erano mia zia e mio cugino ad aspettarmi. I primi mesi li ho trascorsi con i parenti e gli amici brasiliani nello stato del Paranà.

Era da quattro anni che non li vedevo ed è stato fantastico ricevere quegli abbracci calorosi che solo i brasiliani ti sanno dare, trascorrere insieme a tutti loro intere giornate in compagnia di bella musica, lunghe chiaccherate e ottimo cibo: churrasco e cerveja gelada, carne alla griglia e birra gelata, feijoada, fagioli cucinati con la carne che solitamente vengono serviti con il riso, caipirinha bevanda preparata con la cachaça, lime, zucchero di canna e ghiaccio tritato, arroz doçe, riso dolce, bolo de milho, torta di mais e molte altre prelibatezze: io adoro la cucina brasiliana!

A fine febbraio, carica di energie positive, ho messo lo zaino in spalla e sono andata a São Leopoldo, una città a circa 30 km da Porto Alegre, la capitale dello stato del Rio Grande do Sul. In questa città ho svolto volontariato presso l’”Associação Meninos e Meninas de Progresso” (Associazione Ragazzi e Ragazze del Progresso). Prima di partire mi ero messa in contatto con questa associazione e con altre due di cui vi parlerò dopo. Ad aspettarmi a São Leopoldo c’erano Fabio e Mariajosè, due persone fantastiche che lavorano nell’associazione assieme ad una numerosa equipe. L’ente dispone di tre centri diurni e accoglie quotidianamente circa 300 bambini dai 6 ai 15 anni. I tre centri svolgono attività educative e ludico/creative e l’aspetto che fa da cornice a tutto il lavoro è l’amore che gli educatori trasmettono ogni giorno ad ogni menino.

I bambini da subito mi hanno riempita di domande e curiosità sull’Italia, mi chiedevano spesso di parlare italiano e di cantare delle canzoni. Ci siamo divertiti molto, giocando, cantando e scherzando insieme!

Ho ricevuto dai bambini tantissimo affetto e parecchi disegni che adesso, attaccati alle pareti, rendono più vivace casa mia e mi fanno ricordare i sorrisi, gli abbracci e l’affetto che ci siamo scambiati.

Uno tra gli aspetti che sicuramente caratterizza il Rio Grande do Sul, oltre alla forte influenza italo-tedesca, è bere il Chimarrão a qualsiasi ora del giorno e della notte. È un infuso preparato con l’erba Mate e bevuto nella Cuia, un apposito recipiente, con una cannuccia in metallo che si chiama bombilla.. Anche la città São Leopoldo, come qualsiasi città brasiliana ha festeggiato il carnevale e per la prima volta ho assistito a questa grande festa.

È stato entusiasmante ammirare i grandissimi carri allegorici rimbombanti di musica sfilare per la città accompagnati da ritmisti, porta bandiera, ballerini e ballerine di ogni età, tutti vestiti con abiti colorati e accuratamente decorati. Ripensando ora, mentre sto scrivendo, agli otto meravigliosi mesi trascorsi in Brasile sono tantissimi i ricordi e le immagini che mi vengono in mente e mi sento avvolgere da una sensazione di nostalgia: a saudade.

Due mesi a São Leopoldo sono trascorsi molto velocemente e a fine aprile mi sono rimessa lo zaino in spalla e sono tornata nel Paranà, lo stato caratterizzato dal colore rosso della terra. Nella città di Goioerè ho svolto la seconda esperienza di volontariato presso il Centro de Recuperação Infantil Santa Clara (Centro di Recupero Infantile Santa Clara). È un centro diurno che accoglie circa 200 bambini ogni giorno, dagli zero ai quattordici anni. Inutile dire che anche qui l’accoglienza è stata calorosa sia da parte dei bambini che tutti i giorni mi riempivano di baci, abbracci e disegni sia da parte dell’equipe che lavora nel centro. Le giornate sono trascorse veloci tra giochi, compiti, laboratori di artigianato con materiali riciclati e semplici lezioni di italiano che ho dato sia ai bambini sia alla numerosa equipe formata da educatori, cuoche e signore che si occupano della pulizia del centro. Assieme abbiamo trascorso un periodo bellissimo, ricco di emozioni e allegria. La terza ed ultima tappa di questo viaggio è stata Salvador de Bahia. Qui sono stata ospite della “Meu Brasil”, una Ong. La Meu Brasil ha fondato una scuola itinerante che si chiama “Escola Arte e Lavoro”; ciò significa che la scuola identifica i luoghi della città e dintorni maggiormente a rischio e vi apre un centro in cui i ragazzi attraverso l’arte sono liberi di esprimere la propria creatività e far emergere le proprie capacità. Probabilmente solo alcuni o pochi diventeranno degli artisti, ma l’aspetto principale è che frequentando questi centri i ragazzi vivono esperienze positive, imparano l’uno dall’altro, instaurano relazioni che molte volte si trasformano in solide amicizie; lontani dalla vita di strada e dalla droga che purtroppo a Salvador come in tutto il Brasile costituisce un grave problema che colpisce ragazzi sempre più giovani.

A Salvador ho imparato a costruire mosaici, un lavoro che i ragazzi portano avanti con tanta passione e dedicazione e che mi hanno insegnato con molta soddisfazione; io invece ho cercato di insegnare loro un po’ di italiano. Non potrò mai dimenticare quanto ci siamo divertiti insieme e quanto questi ragazzi hanno arricchito la mia anima! Salvador è una città molto vivace dove la cultura afro-brasiliana si tocca quasi con mano: tutti trasmettono una buona energia, nelle vie del centro si incontrano persone che praticano la capoeira, una mescolanza di rituali di lotta e danza che nel passato era usata dagli schiavi africani deportati in Brasile, e scuole di musicisti rallegrano le vie della città con ritmi incalzanti.

Poco distante dal centro però l’ambiente è molto diverso: grattacieli e centri commerciali si contrappongono a estese baraccopoli, le favelas: ricchezza e povertà convivono a pochi metri di distanza, sicuramente molte persone sono carenti di cose materiale ma la più grande ricchezza che, a mio parere, hanno i brasiliani è quella che sta nella loro anima!

Durante questi mesi trascorsi in Brasile ho incontrato persone vere, umili, sincere, allegre e vogliose di sostenere la crescita di tutti i bambini e i ragazzi che ogni giorno giocano, studiano, si divertono, apprendono, si relazionano e insieme crescono.

Questo viaggio è stato arricchente, stimolante e energizzante: una lezione di vita. Grazie di cuore a tutte le persone conosciute per aver reso questa esperienza indimenticabile.

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