Oggi vi porto a scoprire uno degli stati più affascinanti del sud del mondo, l’Argentina, la nazione più italiana dell’America Latina. Il viaggio (con me c’erano mio padre, i cugini Lorenzo e Stefano e il mio inseparabile amico Paolo) comincia il 17 settembre scorso dall’aeroporto di Milano – Malpensa.
All’imbarco mi attende un efficientissimo servizio di assistenza disabili, offerto gratuitamente dall’Alitalia. Grazie ad esso sbrighiamo in fretta le operazioni di imbarco e veniamo accompagnati fino al posto in aereo. Per chi fosse interessato ad averlo, ricordo che basta fare la prenotazione al momento di acquistare il biglietto presso l’agenzia di viaggio oppure telefonare al numero “assistenze particolari”, consultabile sul sito www.alitalia.it.
L’aereo decolla verso le 22 e dopo tredici ore di volo eccoci di buon mattino a Buenos Aires, la capitale del Paese. Un po’ d’attesa perché venga sbarcata dall’aereo la mia bicicletta ortopedica ed il viaggio può iniziare.
Prima tappa dai nostri parenti di Buenos Aires. Grande l’emozione all’incontro e calorosa l’ospitalità condita dai piatti tipici della cucina locale, compresa la parilla, uno squisita scelta di carni alla brace.
L’escursione alla città è molto interessante. Le architetture dimostrano un fortissimo legame con l’Europa, in un’esplosione di stili, forme e colori che ricordano Madrid o la Francia dei boulevards napoleonici. La “Casa Rosada”, il palazzo presidenziale, è l’emblema di una faticosa indipendenza conquistata agli inizi dell’ottocento con numerose guerre contro i dominatori spagnoli.
Dalla capitale ci spostiamo a El Tigre, detta per i suoi molti canali “la Venezia del sud”, una cittadina alla foce del Paranà ad un’ora dalla capitale. Conserva testimonianze di antichi splendori, case sfarzose molte delle quali abbandonate o in decadimento. Qui ho fatto un’escursione in battello sul Paranà, il secondo fiume per grandezza del Sud America. Qualche problema per me perché per salire a bordo e scendere bisogna percorrere una scala decisamente ripida.
Dopo El Tigre passiamo a La Plata, città di 650 mila abitanti dove è da vedere una chiesa gotica molto suggestiva edificata proprio in riva all’Oceano.
Da questa località lasciamo la costa e facciamo rotta verso lo sterminato interno argentino. Prima sosta a Colon, una cittadina turistica a 250 chilometri dalla capitale sul rio Uruguay, un po’ in disfacimento per la crisi economica in cui versa l’intera Argentina: alcune strade non sono nemmeno asfaltate. In compenso la gente è di una particolare cordialità, sempre pronta al minimo cenno a dare un aiuto.
Il giorno seguente arriviamo a Santa Fe, città di 350 mila abitanti dal centro tipicamente occidentale con grandi palazzi e centri commerciali. Un edificio artisticamente culturalmente molto interessante è il bellissimo convento dei Gesuiti, con chiesa, grande chiostro ed un museo. In periferia però incontriamo ancora povertà e degrado.
Altra bella città andando verso il confine con il Cile è Mendoza, 800 mila abitanti su tutta l’area urbana, famosa per la cospicua produzione vinicola. Qui si è verificato l’unico episodio spiacevole di tutto il viaggio: al confine tra le provincie di Cordoba e di Mendoza, in piena notte ed in una zona semi desertica siamo stati fermati dalla polizia. Cercavano e sequestravano agli automobilisti di passaggio mele e mandarini per impedire la diffusione di un moscerino nocivo che pare si annidi nella buccia di questi frutti. Ne avevamo con noi un po’ per il viaggio e così è scattato il sequestro ma senza ulteriori fastidi.
Ancora un po’ di escursioni e sabato 29 settembre il rientro in Italia senza alcun intoppo ma con molti rimpianti per un viaggio memorabile che rimarrà per sempre impresso nel mio cuore.
Qualche annotazione di viaggio per chi, come me, avesse qualche difficoltà a muoversi in modo autonomo e intendesse fare un salto fin laggiù. Per quanto riguarda gli alloggi, pur spostandoci all’avventura, ho quasi sempre trovato camere al primo piano senza particolari difficoltà d’accesso e solo in due occasioni ho dovuto farmi accompagnare per due piani di scale perché non c’era l’ascensore.
Uno spiacevole spettacolo abbastanza diffuso in tutto il Sud America sono le Villas Miserias, baraccopoli dove spadroneggiano violenza e criminalità di ogni tipo. Questa situazione di degrado è dovuta alla forte inflazione, alla sfiducia dei soggetti economici, all’assenza di investimenti ed alla derivante elevata disoccupazione. Una delle conseguenze della congiuntura sfavorevole è lo scarso sostegno dato ai disabili sia dal punto di vista assistenziale, sia economico sia pratico: pochissimi marciapiedi con l’invito e rari gli scivoli per superare rampe di scale, molte barriere architettoniche negli edifici anche nuovi, insufficienti parcheggi riservati e praticamente assenti i bagni attrezzati.
A dir il vero, personalmente non ho incontrato particolari difficoltà perché mi spostavo a bordo della mia ormai mitica bicicletta ortopedica e mi bastava un aiutino dei miei compagni di viaggio per superare gli ostacoli. Credo però che la vita per un disabile in Argentina sia molto dura.
A tutti: Buon viaggio!