Vite di strada

Data: 01/02/17

Rivista: febbraio 2017

Categoria:Disagio e inclusione

Sono uomini, persone, spesso ce ne dimentichiamo quando li vediamo avvolti in svariati strati di coperte, ranicchiati su di un cartone in cerca di riposo e calore. Vagano come spiriti per le nostre strade, o forse dovrei dire le loro strade, visto che le abitano ventiquattrore su ventiquattro. Sono li, sulle panchine, a fianco dei monumenti, sotto i portici, alle fermate degli autobus, nelle piazze. Ci sono ma non li vediamo, invisibili agli occhi dei passanti e della società che non li riconosce e accetta. Non vediamo, non pensiamo alle storie che, scolpite sui loro visi, descritte in linguaggi cifrati dalle loro rughe, li hanno portati dove sono. Si sulla strada, a vivere una vita di insicurezze, di imprevisti, di sofferenza, di fame e freddo diremmo noi; ed è cosi in parte. Ma non è solo questo per chi abita la strada, alcuni di loro direbbero che è il prezzo per la libertà. Una libertà estrema: da un lavoro monotono, dai rapporti familiari estenuanti, dai pregiudizi e da qualunque schema di questa società. Molti si imbattono nella strada per forti eventi drammatici che la vita può presentare: l’abbandono familiare, un lutto, la perdita del lavoro, la malattia. Qui, per scelta o necessità, avviene la rottura, la rottura con la “normalità” e tutto quello che la riguarda. Questo porta chi inizia a vivere la strada, a considerarla come la nuova casa, il nuovo lavoro, il nuovo mercato, tutto. Quando si perde tutto e si sceglie la strada si inizia a comprenderla, la si apprezza e la si teme allo stesso momento. Con il tempo si inizia a capirne le regole. Per chi non la vive, la vita di strada appare come una realtà statica, ancorata alla piazza, al far nulla, al cartone di vino, al contrario essa è molto dinamica e ricca di sfaccettature.

L’intervento e il rapporto fra le istituzioni e gli abitanti di strada si manifesta grazie agli enti del territorio che presentano diversi servizi a sostegno di chi vive la strada o chi sta affrontando un momento di forte disagio. Occupandosi di soddisfare alcuni bisogni primari, offrono una fornitura gratuita di pasti, la possibilità di usare le docce e vestiti nuovi. Oltre che soddisfare questi bisogni, un intento degli operatori è quello di creare una relazione con le persone, cercando di capirne le storie, non giudicandoli. Ma è difficile capire la strada se non la vivi. Ci sono anche dei dormitori che ospitano chi, per motivi di salute o freddo, preferisce un letto caldo alla panchina. . Non tutti comunque si avvalgono di questi servizi, alcuni li rifiutano per principio, i più estremisti, i veterani, coloro che voglio essere indipendenti al cento per cento. Queste scelte drastiche di vita sono incomprensibili ai nostri occhi, ma degne comunque di rispetto.

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