Vivere il cambiamento climatico presuppone una rivoluzione culturale

Autori:Redazione

Data: 01/12/12

Rivista: dicembre 2012

Avvicinare il cittadino alle tematiche ambientali significa cominciare a seguire nuovi stili di vita.

Negli ultimi duecento anni di industrializzazione l’impronta dell’uomo sul pianeta terra è stata tale da generare profondi sconvolgimenti negli equilibri fisici ed ecologici. Questo determina un lungo elenco di punti di non ritorno con cui saremo certamente chiamati a confrontarci.

Tra le prime conseguenze, ricorda Mercalli, si è verificato l’aumento della temperatura media mondiale che negli ultimi decenni ha raggiunto il valore di più 1 grado.

Stiamo assistendo ad un “effetto domino” che ha fatto registrare nell’agosto scorso un altro dato preoccupante: il ghiaccio che ricopre i Poli si scioglie sempre più velocemente. Meno ghiaccio sulle calotte polari significa una loro minor capacità riflettente dei raggi solari, che si traduce in una maggior concentrazione di acqua. Essendo più scura dei cristalli di ghiaccio essa assorbe per irraggiamento più calore, accelerando così il processo di fusione.

Nonostante questo fatto possa sembrare lontano dalla nostra vita quotidiana, in realtà le implicazioni sono serie e concrete. L’aumento della temperatura globale collegato allo scioglimento dei ghiacci determinano tutta una serie di conseguenze, come ad esempio l’innalzamento dei mari che, secondo le previsioni del mondo scientifico, porteranno ad esempio l’acqua alta perpetua a Venezia.

Noi cittadini responsabili e consapevoli dobbiamo iniziare a renderci conto che il nostro impegno come singoli può fare molto per rallentare e correggere questo sicuro andamento.

Vista la scarsa sensibilità dei governi mondiali, bisogna partire dalle piccole azioni quotidiane. Il rispetto per il nostro pianeta e per la sua salvaguardia parte anche dalle piccole cose. Il relatore Mercalli ci mostra come anche un oggetto anonimo, come una bottiglietta d’acqua, crea gravi ripercussioni. Dalla sua produzione che si basa sull’uso di idrocarburi, ai problemi di riciclo fino alla sua pericolosità diretta dovuta al graduale rilascio nel nostro organismo e nell’ambiente degli Ftalati.

Gli ftalati sono una famiglia di composti chimici usati nell’industria delle materie plastiche come agenti plastificanti, ovvero come sostanze aggiunte al polimero per migliorarne la flessibilità e la modellabilità. Sono oggetto di controversia dal 2003; alcuni studi sembrano mostrare che siano in grado di produrre effetti analoghi a quelli degli ormoni estrogeni, causando una femminilizzazione dei neonati maschi e disturbi nello sviluppo dei genitali e nella maturazione dei testicoli.

Le cose da fare sono semplici e non richiedono particolari sacrifici. Investire nella qualità delle risorse e non nella loro quantità, ripudiando il consumismo irrazionale, è già fare molto. Preferire il “Km Zero”, curare il proprio orto, convertire gli spazi urbani in aree in cui praticare agricoltura sostenibile reinventando i balconi e i tetti dei palazzi come superfici coltivabili, scegliendo l’acqua del rubinetto invece di quella imbottigliata… sono in definitiva atti di grande civiltà che sintetizzano quello che deve essere il nostro rinnovato approccio col mondo circostante.

Lorenzo Pupi, Monica Miori, Maurizio Franchi

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