Guardare con gli occhi del cuore
Per questa edizione abbiamo pensato di andare oltre e apparenze per guardare alla nostra società attraverso gli occhi del cuore, valorizzando così l’unicità di cui ciascuno di noi è portatore a volte inconsapevole.
Per questa edizione abbiamo pensato di andare oltre e apparenze per guardare alla nostra società attraverso gli occhi del cuore, valorizzando così l’unicità di cui ciascuno di noi è portatore a volte inconsapevole.
Presidente cooperativa Handicrea
responsabile ufficio qualità dei servizi (politiche sociali) della Provincia di Trento.
Giornalista professionista, direttore responsabile “Liberalamente”, presidente della Fondazione Hospice Trentino Onlus
Past-President Mandacarù Direttore Unimondo
Presidente Associazione PRODIGIO
Il paese di corsa
Si racconta che tra un colle ed un altro c’era una piccola città di non più di mille abitanti soprannominata il paese di corsa. Chi si trovava da quelle parti era colpito dal vedere tutti i cittadini sempre di corsa. C’erano quelli che correvano per andare al lavoro, quelli che volevano dimagrire o quelli che lo facevano per arrivare primi al cinema: un popolo di corsa. Osservandoli erano tutti dotati di gambe muscolose e fisici scolpiti. Osservandoli colpiva come la cosa più importante fosse solo la corsa. I più poveri correvano a piedi e facevano decine di chilometri al giorno. Gli impiegati invece usavano sempre la bicicletta per correre e non avevano alcun rispetto per quelli che andavano a piedi. Sfrecciavano zigzagando tra le povere persone con il rischio di fare loro del male.
I ricchi invece, possedevano delle automobili, ma erano particolari. Siccome ognuno doveva correre più dell’altro, le auto erano solo ad un posto. Si vedevano sfrecciare queste mini auto che andavano in qualsiasi posto sia dal giornalaio che per fare la spesa. Queste persone non volevano faticare così per muoversi nei supermercati usavano dei pattini speciali con motore ad energia solare. In questo modo riuscivano a correre di più di quelli che andavano a piedi.
Il paese era tutto un sali scendi di viottoli e di piccole stradine. Così tutti correvano in fila indiana, uno dietro l’altro.
Anche in casa si correva. C’erano le mamme che correvano ad una parte all’altra della casa per pulire o rifare i letti. Quando uno doveva mangiare non c’erano tavoli e sedie ma tapis roulant con incorporato un mini tavolino dove si servivano i cibi. Per dirla tutta non è che mangiassero tante cose: dovevano sempre mantenersi in forma per la corsa. Quello che colpiva maggiormente era che tra di loro non si parlavano mai: difficile visto che erano sempre di fretta. In quel paese viveva anche un certo Giacomino. Purtroppo la sua vita non era bella come quella degli altri: era nato senza le gambe. Fin da piccolo i genitori, sempre di corsa, l’avevano portato all’ospedale perchè gli applicassero due protesi, così avrebbe potuto correre anche lui. Giacomino però amava stare fermo, osservare il mondo che lo circondava e godere del sorgere del sole alla mattina con tutti quei colori e quelle sfumature. Un giorno decise di fermarsi. Scelse il luogo più importante del paese: la piazza centrale della città. Si fermò e si mise in attesa con lo sguardo rivolto verso l’alto a contemplare la luna che faceva capolino in quella serata stellata. Tutte le persone che passavano lo guardavano con fare di scherno. Ma di lì a poco qualcuno cominciò a fermarsi e a volgere lo sguardo verso l’alto. Uno iniziò a parlare e disse «Non avevo mai visto nulla di così bello e voi?» Tutti iniziarono a parlare tra loro e ringraziarono Giacomino per quella sua grande idea. Da quel giorno il paese rallentò il ritmo, grandi discorsi iniziarono a sentirsi e finalmente ora lì, si vive felici.
DESIDERIO DI NUOVA VITA
Il solo antidoto
Dove si annida quel dolore
che squassa lo sterno?
Riemerge improvviso
dagli abissi della memoria,
dilania l’attimo consapevole
dell’irrimediabilità della morte.
Nessun’altra sostanza mi resta
se non l’amore dato e ricevuto.
È il solo antidoto
ad ogni velenosa deflagrazione.
Così raccolgo i cocci e faccio un vaso,
lì io custodisco la forza
di proseguire il cammino.
Un carburante rinnovabile
fuoriesce dal vaso risanato,
nessuna epigrafe ci svela il segreto
di quanto coraggio ci impone la vita.